BIM_bum bam

L’esatto contrario della rivoluzione silenziosa.

Il titolo ironico è un po’ per scherzare sull’autorevolezza che tutti noi professionisti cerchiamo di palesare faticosamente, soprattutto su temi che non conosciamo a fondo.

Certo, anche i cultori del disegno a mano hanno storto pesantemente il naso quando i primi CAD sono comparsi sul mercato. Oggi anche i panettieri disegnano le pagnotte con il CAD e i clienti chiedono loro un render per vedere come verrà il filoncino.

Come ogni cosa, credo che l’uso di uno strumento debba essere ponderato bene prima di usarlo indistintamente; il rischio altrimenti è quello di spendere male il proprio tempo e rimanere bloccati in tecnicismi rappresentativi al posto di concentrarsi sulla fase progettuale in cui ci si trova.

Io stesso molte volte mi trovo ad adottare delle scorciatoie per evitare difficoltà di rappresentazione, e quindi perdere pezzi di progetto e del concept iniziale; salvo poi tornare sui miei passi.

Prendo 2 casi particolari ed estremi, per certi versi, come specchio della realtà:

– Il progetto di un Hotel da 24 camere;

– Il restauro di un’unità abitativa storica a Venezia.

Come approccio rappresentativo, i due progetti sono molto differenti: il primo richiede un alto grado di standardizzazione dei linguaggi e degli elementi, il secondo ha una grande customizzazione dei dettagli e degli elementi.

Caso A _ Hotel

Inizio la progettazione con carta, penna, pennarelli e matite come la “buona scuola” dell’architettura insegna, per poi ben presto passare alla rappresentazione 2d che mi aiuta tradurre in pianta e verificare se proporzionalmente coerente.

Chiamo questa fase “Concept”, cioè quella discussione che inizia con il cliente per creare una linea guida condivisa sul progetto.

Dopo questo momento iniziale comincio a rappresentare (in questo caso con il BIM) in tridimensionale tutto lo sviluppo dell’edificio, compresi i dettagli come porte, serramenti e complementi d’arredo. Tutto ciò avviene molto prima che vengano decisi i prodotti da utilizzare, prima dell’ordine e prima della preventivazione; tuttavia, questo non è tempo perso perchè, se avrò lavorato bene, con pochi click potrò selezionare tutti gli oggetti “porta” e dare loro nuovi parametri fino al dettagli del colore di una cerniera.

Ora il mio modello è pronto.

Il tempo che ho dedicato alla modellazione di questa soluzione iniziale è di 16 ore, non molto di più di quello che avrei dedicato al disegno 2D di due piani di piante.

Il vero vantaggio però è che ora posso utilizzarlo per estrarne sezioni, piante, viste 3D, render e qualsiasi sorta di elaborato ed allo stesso tempo, lavorando sugli attributi degli oggetti, posso in un colpo solo modificare tutti quelli che sono riferiti allo stesso percorso.

Ad esempio, voglio cambiare la sezione dei serramenti esterni: modificando dal “Resource Manager” lo stile della finestra una sola volta, questa modifica si applicherà a tutte le altre.

Non sono ovviamente tutte rose e fiori, certi incastri e certi dettagli sono parametrici e non contemplano tutte le infinite possibilità ed i casi che possono accadere, ma ogni software BIM ha degli escamotage per superare questi empasse. Archicad ha la possibilità di appiattire in bidimensionale gli elaborati per “pulirli” da errori, Vectorwork e All plan hanno un editor “Annotation” per sovrascrivere ed elementi “autoibridi” (finti BIM).

Nel disegno dell’Hotel il volume ha una forma rettangolare semplice, le tamponature esterne e le pareti interne hanno sezione costante e sono racchiudibili in 5 o 6 stili di muri (oggetti parametrici). Lo stesso si può dire per le finestre o le porte. Questa standardizzazione ha un ottimo alleato nel BIM, diverso sarebbe se gli stili di muri fossero 20 o 30, tutti irregolari, e con particolarità; arriviamo quindi al secondo caso: Il restauro di un’unità abitativa a Venezia.

Caso B _ Restauto/ristrutturazione

La prima operazione, quella di raccolta dati e rilievo, mi restituisce uno stato di fatto e uno stato approvato differenti e molto articolati. Larga parte delle pareti non hanno sezione costante, sono inclinate e rastremate verso l’alto. I fori finestra sono racchiudibili in 18 stili di finestra differenti su un totale di 22 finestre!

Per farla breve, siamo molto lontani da quella standardizzazione di cui parlavamo prima.

Inizio quindi a restituire il disegno dello stato di fatto con qualche difficoltà iniziale, ma tutto sommato con dei tempi contenuti. Comincio a rappresentare le aperture, e qui comincia a presentarsi il problema.

Siamo sotto vincolo di tutela storica e paesaggistica, quindi qualsiasi variazione è sottoposta al vaglio della Soprindentenza che giustamente mi richiede la rappresentazione dei prospetti comprensivi dei decori.

Rappresentare con un sistema paramentrico decori usurati dal tempo non ha praticamente senso in termini di economia del tempo, quindi immagino che la soluzione sia un rilievo con laser scanner e la restituzione tridimensionale della facciata dalla quale estrapolerò i prospetti e sezioni eventuali.

Io non sono in possesso di uno strumento come questo e quindi mi rivogo ad un esperto per fare fare questo rilievo con laser scanner; il costo non è proprio economico e visto che non ho una necessità di dettaglio così elevata (non sto facendo un restauro degli elementi lapidei esterni) scelgo di adottare la via della semplificazione a partire da un rilievo fotografico.

Questo tipo di rappresentazione che sto costruendo è 2D, dalla quale ricaverò il solido 3D.

Il totale delle ore che ho impiegato per la restituzione dello stato di fatto con il sistema BIM è di … tenetevi forte… 110 ore, escluso rilievo…

Non servono grandi commenti per capire che la restituzione degli stessi elaborati con un tradizionale 2D avrebbe implicato un tempo inferiore; tenendo sempre a mente che con il BIM avrò possibilità di creare infinite sezioni ed immagini 3D (anche se per le pratiche me ne bastano 4/5).

**Quando realizzo un render non ho necessità di avere un grado di precisione e di dettaglio uguale al progetto comunale, in quanto se un serramento ha un rapporto sbagliato nel render non mi trovo a produrre una difformità o un abuso!

Commento finale:

Prendo atto da subito che i due esempi sono estremi, e che sicuramente qualcuno avrà pensato leggendo le mie conclusioni “buoni tutti”…

Gli esempi estremi servono proprio a manifestare quanto possa essere difficile scegliere con che sistema lavorare, che software acquistare, cosa studiare, quando si è di fronte a tutti i casi che stanno a metà tra i due estremi. Tanto fa anche l’abilità di chi disegna nell’utilizzo del software; chi ha più destrezza ed abitudine all’uso del BIM si troverà meno in difficoltà rispetto a chi ha sempre lavorato in 2D.

Il mio pensiero personale è che, nell’ambito dell’edilizia, ormai sia necessario dotarsi di tecnologia BIM, anche perchè sempre più persone, studi, professionisti si stanno rivolgendo a quella frontiera. Certo è però che, pur avendo a disposizione un software potentissimo, non è obbligatorio usarlo sempre al 100%: infatti io stesso molte volte per il disegno di alcuni dettagli utilizzo il mio software in modo 2D…. Ma non è tutto… ogni tanto in cantiere o nel mio studio, al buio di una lampadina da pochi Watt uso ancora la carta e la matita.

Non è lo strumento che fa l’architetto ma il modo in cui viene utilizzato.

Software utilizzato Verctorworks

Thanks to:

Verlato + Zordan architetti associati

Arch. Massimo Cogo