Isolare casa, anche grazie alle nuove tecnologie, è diventato semplice e veloce. I limiti tecnici sono quasi tutti superati ed esistono le soluzioni più disparate per garantire performances elevante anche in fase di ristrutturazione di edifici.
Isolare è la prima cosa da mettere in conto quando si decide di ristrutturare il proprio appartamento per due ragioni:
E’ l’investimento con minor tempo di ritorno (quello che risparmierete ogni anno in “riscaldamento” vi pagherà l’investimento);
E’ un intervento esterno e non dovrete andarvene da casa durante i lavori;
Se ben studiato può dare una nuova estetica alla casa.
Se scelto accuratamente ha un basso impatto ambientale.
Il primo aspetto che ci interessa è quello ECONOMICO
Quanto costa fare un cappotto?
In quanto tempo rientro dell’investimento?
… Io sono Veneto e qui la prima domanda, prima di fare ogni cosa, è:“Quanto costa?”. Per chi come me è abituato a fare tre volte i conti prima di spendere un euro…
Dal 1 luglio 2020 fino al 31 dicembre 2021 questo intervento potrebbe non costarvi nulla grazie al “Super bonus 110%” ed alla cessione del credito. Per approfondire l’argomento ti invito a leggere il mio articolo a riguardo.
In tutti gli altri casi il cappotto che rispetti i limiti di legge per “ecobonus” ha diritto all’agevolazione al 65% ed un costo variabile tra i 65 ed i 100 €/mq con tecnologie tradizionali e tra i 95 ed i 150€/mq con nuove tecnologie (escluso il sottovuoto, molto più caro).
Questo costo, che può sembrare importante, in realtà mediamente in 7/10 anni si ammortizza, grazie anche alle agevolazioni fiscali, e vi aumenterà il confort interno della casa e SOPRATTUTTO il suo valore.
Quanto invasivo è fare un cappotto?
… Ma mi tocca andare a vivere via tre mesi finchè fanno i lavori? Ho figli piccoli!…
Se chiudete le finestre e gli occhi entrando in casa potreste non accorgervi che avete un cantiere in corso. L’installazione di un cappotto termico è una delle operazioni meno invasive in edilizia. Certamente i rumori dei trapani per fissare i tasselli ci saranno ma, alla sera finiti i lavori, non avrete più fastidi di alcun genere. I tempi di posa di un cappotto termico sono abbastanza ridotti. Per un piccolo condominio di 6 unità si parla di circa due settimane per la posa isolante, una settimana per le rasature, una settimana per intonachino e finitura. In un mese circa potrete avere la casa come nuova. É giusto ragionare sulla sostituzione dei serramenti e la realizzazione di nuove spalle isolate per eliminare i ponti termici finché si sta ristrutturando casa. Questi lavori se ben organizzati possono essere fatti vivendo in casa. Parliamo sempre di rivestimenti isolanti esterni, se volete isolare da dentro è tutto un altro paio di maniche! *** ti invito a leggere il mio prossimo articolo!***
La mia casa sarà più bella?
… Non è che dopo poco si rovina tutto?…
Fare un cappotto termico implica anche la realizzazione di una nuova finitura ed un nuovo colore per la casa. Quindi “SI!” la casa sarà più bella di prima. Avete già in mente di tinteggiare la casa? Beh, isolare è un’alternativa interessante! Dopo la scelta del tipo di isolante da utilizzare (ne parleremo nel prossimo capitolo), la scelta della finitura superficiale è la cosa più importante da decidere. Avete mai visto un cappotto bucato dalla grandine? Oppure un cappotto mangiato dal cane?
(eh già mi è capitato di vedere pure questo!)
Probabilmente la finitura superficiale non era adeguata al cappotto che era stato posato! Dopo la posa del cappotto isolante devono essere posti in opera più strati consequenziali composti da malta rasante, rete in fibra di vetro, altro rasante e finitura ad intonachino. Lo spessore di questi strati deve essere mediamente tra i 7 mm e i 12 mm. Con soluzioni più sottili potreste rischiare di avere sorprese anche nel breve periodo. É sempre consigliabile utilizzare materiali che permettano al vapore acqueo di evaporare, quindi consiglio l’utilizzo di materiali traspiranti. Con l’occasione di ristrutturare e della realizzazione cappotto termico si possono studiare forme, geometrie e tinte particolari. Si può giocare con le volumetrie scegliendo sezioni diverse di isolante e creare facciate interessanti ed esteticamente accattivanti. Se siete molto pignoli qui di seguito la norma UNI per la realizzazione dei cappotti termici. UNI 11716:2018.
Che peso ambientale ha fare un cappotto termico?
… Io sono attento all’ambiente, non voglio una cosa di plastica su casa mia…
In linea generale il cappotto termico ha un basso impatto ambientale in quanto l’energia che fa risparmiare in un arco di 10 anni è paragonabile all’energia utilizzata per produrlo. Ma non tutti i cappotti sono uguali. Esistono centinaia di materiali isolanti che per semplicità divideremo in Sintetici e Naturali. Entrambe queste categorie possono essere realizzate da materiale “vergine” oppure con materiali “riciclati”. Questo vuol dire che scegliere un cappotto sintetico non significa per forza avere un peso ambientale maggiore.
Un piccolo elenco dei cappotti termici più utilizzati nelle ristrutturazioni.
Sintetici:
Polistirene espanso sintetizzato (EPS);
Polistirene estruso sintetizzato (XPS);
Lana di roccia;
Aerogel;
Calcio Silicato;
Pannello isolante sottovuoto Vacum Insulating Panel;
Naturali:
Fibra di legno;
Pannello in Sughero;
Fibra di canapa;
Fibra di lino;
Fibra di mais (simile all’EPS);
La nuova normativa per il 110% richiede come obbligo il rispetto dei CAM (Criteri ambientali Minimi). Praticamente i prodotti elencati in tabella qui sotto devono avere una quota di materiale riciclato per essere incentivati. Questo limite ci dà la spinta a scegliere accuratamente materiali più sostenibili!
Quale cappotto termico scegliere?
Quali sono le caratteristiche di ogni materiale?
Ecco un esperimento che ho fatto per cercare di rispondere a queste due domande.
Prima di “sparare” tutti i dati dei miei calcoli proviamo a fare un ragionamento. Cosa chiedo ad un cappotto?
Isolamento termico invernale
Isolamento termico estivo
Isolamento acustico
Per ottenere un buon isolamento termico invernale il materiale deve trasmettere poco il calore, quindi il valore che ci interessa di più è la conducibilità (W/mK), il famoso valore che trovate sui materiali. Più è basso questo numero più resiste al passaggio di calore.
Per ottenere un buon isolamento termico estivo, oltre a trasmettere poco il calore, il materiale deve opporre resistenza all’onda termica per creare un effetto di ritardo, cosicché il sole delle 14:00 abbia effetto sul muro sottostante solo ore dopo. Per ottenere questo effetto, fondamentale in estate, serve che il materiale abbia massa e calore specifico elevato. Cioè che serva tanta energia per aumentare di 1°C la temperatura del materiale. L’aumento della massa dell’isolante migliora anche le performances acustiche dello stesso e quindi della casa.
Quindi per ricapitolare:
Ci serve un materiale con poca trasmittanza, tanta massa e tanto calore specifico, possibilmente ecocompatibile, naturale e duraturo nel tempo. Possibile?
Per rispondere a questa domanda ho fatto una tabella di comparazione tra 4 materiali diversi rispettando le normative per il 110%.
Polistirene;
Lana di roccia;
Fibra di Canapa.
Sughero;
I valori sono suscettibili di modifiche in base alla ditta produttrice di materiali isolanti.